Robert James Fischer era nato 77 anni fa, il 9 marzo 1943. Un “Pesci” (magari il segno zodiacale c’entra poco con gli Scacchi, ma Bobby lo condivide con un buon numero di personaggi famosi e tormentati…) che realizzò una carriera incredibile sotto il profilo sportivo, come molte statistiche dimostrano (e anche su Chess.com si possono trovare articoli interessanti al riguardo); che finì, un po’ come i Beatles, stritolato dal suo stesso successo; che si smarrì al punto di deragliare con tutta la sua vita, fino al drammatico epilogo finale, ben descritto sia nel fascicolo monografico di ACM che nella biografia di Frank Brady. Non intendo parlare delle enormi problematiche dell’uomo-Fischer: chi ha tempo e voglia troverà un saggio di straordinaria importanza nell’opera di Reuben Fine, scacchista mondiale, psichiatra e psicoterapeuta.
A me piace ricordare il Fischer che, solo contro un intero sistema, strappò il titolo all’URSS; l’immenso giocatore problematico che affermò: «Mi piace vederli dibattersi», a proposito dei suoi avversari; che disse: «L’unica cosa che voglio fare nella vita è giocare a scacchi». Non mi importa delle sue bizzarrie politiche e personali: il mondo degli Scacchi ha in sé un che di folle, se ci pensate,che si diverte a divorare i suoi epigoni. Morphy, Steinitz, Rubinstein, Capablanca (in parte), Alekhine sono alcuni degli esempi, in cui paradossalmente rifulge, per l’intima normalità, Euwe, Campione “per caso” secondo molti, grande giocatore nella realtà dei fatti. La figura di Bobby ha un che di “tragico” in senso greco, che finì tragicamente e grottescamente, con il rifiuto delle cure mediche, a cui preferì non-terapie che lo portarono alla tomba per una malattia non incurabile.
Ma quanti geni sono così? Non fece più recentemente la stessa cosa anche l’icona informatica Steve Jobs?
Comunque, torniamo agli Scacchi. Oggi bisogna celebrare il più grande e il più forte (secondo me!) scacchista di tutti i tempi, o comunque uno dei più grandi e dei più forti. Ho pensato di farlo con una delle sue performance meno osannate, pur essendo una delle sue partite più “capablanchiane”, a cominciare dalla apertura, poco usuale per il Fischer dopo i vent’anni. E sia chiaro: Borislav Ivkov, uno degli ultimi viventi ad aver giocato con Fischer, non era esattamente quel che si direbbe “un fessacchiotto”…
Non c’è che dire: una partita di grande rilievo.
Buon compleanno, Bobby!
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